Domande frequenti e FAQs

  • Sia lo psicologo che lo psicoterapeuta devono aver conseguito una laurea specialistica in psicologia, essere abilitati alla professione ed essere iscritti all’Albo A dell’Ordine di appartenenza.

    Lo psicologo può svolgere attività di prevenzione, diagnosi, sostegno e consulenza rivolte al singolo, alla coppia, ai gruppi ed alla comunità.

    Lo psicoterapeuta invece, ha conseguito anche una specializzazione post-lauream in psicoterapia presso una scuola di specializzazione, della durata di almeno quattro anni. Grazie a questa ulteriore formazione teorico-pratica, lo psicoterapeuta, a differenza dello psicologo, può occuparsi di disturbi psicopatologici attraverso l’impiego di tecniche specifiche di psicoterapia scelte anche in base all’orientamento teorico di riferimento del professionista (cognitivo-comportamentale, sistemico-relazionare, psicoanalitico..).

  • Lo svolgimento delle sedute dipende molto dalla fase in cui si collocano e dagli obiettivi del percorso.

    In linea generale i primi incontri saranno di conoscenza e di definizione della domanda e degli obiettivi. I colloqui, secondo il mio approccio teorico e personale, corrispondono ad un dialogo bi-direzionale e quindi ad una co-costruzione di significato.

    La durata dei colloqui è di circa un’ora.

  • Assolutamente no, non ci sono regole di questo tipo. Ogni coppia è diversa e quindi anche le necessità di questa sono varie. Un sostegno psicologico può essere utile in svariati momenti di vita della coppia.

  • Anche in questo caso i motivi sono molteplici e soggettivi.

    A volte la coppia può arrivare in studio portando un motivo preciso e ben definito fin da subito. Altre volte invece può chiedere un supporto perché avverte che qualcosa non sta funzionando come dovrebbe ma che non riesce a circoscrivere con precisione. In altre circostanze ancora i due individui che compongono la coppia portano domande diverse e sarà quindi necessario riuscire a coniugarle in qualche misura.

    In ogni caso il lavoro con il professionista, soprattutto nelle prime fasi, sarà utile a chiarire obiettivi, finalità e modalità del percorso.

  • In nessun caso è funzionale convincere o addirittura costringere qualcuno a intraprendere un percorso di sostegno psicologico, dato che questo per essere utile necessità di una motivazione personale di base.

    Ciò che possiamo fare è spiegare all’altro le motivazioni per cui noi in prima persona ne sentiamo il bisogno e quindi portare un suggerimento, sarà poi l’altro a decidere se accoglierlo o meno. Nel caso in cui il partner si renda disponibile ad intraprendere un percorso di sostegno psicologico di coppia, si valuterà insieme al professionista, nelle primissime fasi, se la motivazione di ognuno dei due componenti della coppia è adeguata al proseguimento del percorso.

  • Lo psicologo ha sempre l’obbligo di acquisire il consenso informato della persona che richiede la prestazione ma, nel caso di minori, tale consenso informato deve invece essere firmato da chi ne esercita la responsabilità genitoriale. Non bisogna confondere però l’obbligo di acquisizione del consenso informato con l’obbligo di segreto professionale rispetto a ciò che avviene durante i colloqui.